venerdì, novembre 22, 2013

E' in distribuzione la newsletter di novembre 2013

E' in distribuzione on line a soci e simpatizzanti la newsletter di novembre 2013 del Circolo Culturale Restare Umani che annuncia gli eventi e le  prossime iniziative in programma e in preparazione. Chi volesse riceverla può richiederla a: restareumani@gmail.com.  

mercoledì, maggio 29, 2013

Bilancio del Circolo Culturale RESTARE UMANI

Circolo Culturale RESTARE UMANI
Il circolo culturale Restare Umani ha svolto l'assemblea ordinaria sabato 18 maggio 2013, nell'ambito dell'incontro con la mamma di Vittorio Arrigoni in cui è stato presentato il libro "Il viaggio di Vittorio".
La precedente assemblea fu svolta poco più di un anno fa, il 12 aprile 2012.

Il bilancio culturale della nostra attività durante l'anno trascorso possiamo dire che è stato positivo.
Il bilancio economico di gestione anno 2012 si chiude sostanzialmente in pareggio con un piccolo utile di 80 euro.

Il nostro blog "restareumani.blogspot.it" è attivo dal 12 novembre 2012 e riporta ogni nostra attività.

La prima iniziativa svolta è stata la seguente:
19 novembre 2011: 1° reading di poesia con una partecipazione numerosa di poeti; intervista al poeta Fabiano Braccini

Di seguito sono elencate brevemente le altre nostre iniziative svolte:

21 aprile 2012: Evento Assaggi e massaggi - discipline bionaturali - prodotti enogatronomici -agricoltura biologica e commercio equosolidale.

14 maggio 2012: Conferenza con Lorenzo.Pivanti - Adolescenti, genitori e scuola nella rete - rischi e potenzialità di internet.

20 giugno 2012: Concerto per i famigliari delle vittime del lavoro (Tragedia Eureco 4-11-2010) Complessi Whites e Enter 17.

7 novembre 2012: Conferenza sul consumo di suolo a Paderno Dugnano - docufilm 40 passi la verde Brianza e la città infinita commentato dal docente del Poli Arturo Anzani e presentazione libro "la malacittà" di Mario De Gaspari.

12-19 gen.2013: Mostra fotografica Occupy Wall Street con fotografie di Artur Mc Gregor.                                 protesta legata alle logiche del sistema economico: 1% vs 99%.  Intervista al fotoreporter Giovanni Giovannetti (fotogiornalismo)

21 gen. 2013: Inizio corso di giornalismo e scrittura giornalistica (24 ore) in collaborazione con il centro studi FD di Paderno Dugnano - giornale "Paderno è" (3° numero).

26 gennaio 2013: 2° reading di poesia "Storie di viaggi" - partecipazione numerosa. Intervista allo scrittore e giornalista Gianpaolo Spinato e al giovane autore Mattia Conti, vincitore del Premio Campiello Giovani 2011.

12 maggio 2013: Visita al parco della villa Dugnani - parchi aperti a Paderno Dugnano

18 maggio 2013:  Incontro con l'autore Egidia Beretta Arrigoni.  Presentazione del libro "Il viaggio di Vittorio".   La signora Egidia è la mamma di Vittorio e sindaco di Bulciago.

giovedì, maggio 23, 2013

Villa Dugnani, un gioiello di parco


Una vera delizia il parco storico di Villa Dugnani che oggi una ventina di cittadini, invitati dal Circolo Culturale Restare Umani e dalla Videoenciclopedia di Paderno Dugnano, hanno potuto visitare per la prima volta. "Il Parco, che ha usufruito di fondi pubblici per il suo restauro, è aperto al pubblico ogni prima domenica del mese dalle 14 alle 17, ma non tutti lo sanno - osserva Gianni Rubagotti, animatore della Videoenciclopedia padernese -. Per questo insieme a Restare Umani abbiamo invitato i cittadini a visitarlo e grazie alla disponibilità dei proprietari abbiamo potuto prendere visione di questo piccolo gioiello che il nostro territorio racchiude".
Il parco della villa costruita dal Giureconsulto Giuseppe Maria Dugnani, feudatario di Dugnano dopo il 1683, ha una superficie complessiva di 16mila mq e si sviluppa da Nord verso Sud, dietro la costruzione costituita oggi da due corpi di altezze diverse. 

Originariamente, stando al catasto Teresiano, doveva essere un parco all'italiana o alla francese con viale centrale attraversato perpendicolarmente da un vialetto più piccolo mentre oggi si presenta come un bellissimo parco all'inglese con una vasta area libera da alberature sull'asse mediano a formare il cannocchiale visivo in corrispondenza del salone centrale della villa, in linea con l'ingresso a esedra della facciata che si apre sull'ingresso con una porzione di giardino all'italiana realizzato nell'ottocento a scopo decorativo, protetto da un gigantesco tiglio.

Nel parco si ammirano le alberature disposte attorno al prato centrale. magnolie, due querce monumentali, roveri, un platano altissimo e altre essenze quali olmo, faggio, carpino, frassino, tiglio, acero, abete, tasso, bagolaro, castagno, nocciolo, agrifoglio e una piantagione di bambù giganti. 
Il parco che è in ottime condizioni conserva anche alcuni elementi decorativi quali statue e colonnine che gli conferiscono un'atmosfera romantica. Insomma, merita davvero una visita.

Restiamo Umani

I padernesi che oggi pomeriggio hanno partecipato alla presentazione del libro "Il Viaggio di Vittorio" che racconta la vita e la morte di Vittorio Arrigoni, scritto da sua madre, hanno avuto la fortuna di incontrare una persona eccezionale e il privilegio di ascoltarla descrivere la figura di un uomo straordinario.
Egidia Beretta Arrigoni non è una donna qualsiasi, come suo figlio Vittorio non era un uomo comune. Nel libro che gli ha dedicato dopo la tragica morte in Palestina, sua madre scrive: "Vittorio non era un eroe né un martire, ma solo un ragazzo che ha voluto  riaffermare con una vita speciale che i diritti umani vanno rispettati e difesi ovunque".
Solo un ragazzo "che come me amava i Beatles e i Rolling Stones"? Difficile affermarlo sapendo quello che Vittorio Arrigoni ha fatto nella sua breve vita (4 febbraio 1975- 15 aprile 2011) in cui è stato volontario, attivista, pacifista, scrittore, reporter, scudo umano, difensore fino all'estremo limite dei diritti umani della popolazione palestinese e dei più deboli: le donne, i bambini, i contadini, i pescatori, vittime della violenza di una guerra che sembra non avere mai fine.  Eppure ripercorrendo il suo viaggio terreno, da Bulciago in Brianza a Gaza in Palestina, raccontato da una mamma che ha scritto con gli occhi non sempre asciutti questo libro come un atto d'amore per "il suo bambino" perduto, non si può non rintracciare e riconoscere in Vittorio Arrigoni qualcosa che tutti noi abbiamo avuto dentro e avremmo voluto essere, perché è vero che egli era uno di noi che voleva restare umano. 
La differenza è che mentre noi che abbiamo avuto un sogno un bel giorno abbiamo smesso di sognarlo, egli invece, per vincere la sua battaglia, ha voluto continuare a sognare, come diceva Nelson Mandela, uno dei miti della sua infanzia che aveva imparato ad amare in famiglia.
Il libro di Egidia Beretta ha la forma narrativa del diario e inizia appunto con l'immagine di Vittorio bambino, descrivendolo attraverso i suoi primi temi, le cose che scriveva sui quaderni delle elementari e medie, prosegue con Vittorio ragazzo, che non amava molto studiare, ma moltissimo leggere in modo onnivoro. "Non era un intellettuale però - ha confermato durante l'incontro all'auditorium Tilane - era più portato ad agire e nell'azienda di suo padre, quando ha iniziato a lavorare dopo il diploma, preferiva guidare il camion che stare in ufficio".
Per questo decise di partire come volontario, prima nei campi profughi in Croazia, poi in Perù con l'Operazione Mato Grosso, poi ancora nell'Est Europa e infine in Africa a costruire nei villaggi scuole per bambini e laboratori per insegnare un lavoro ai giovani: dodici viaggi dal 1997 al 2001. Nel 2002 il primo viaggio in Palestina e a Gerusalemme con la Ong "Youth Action for Peace" cambiò la sua vita. Se in quelli precedenti aveva incontrato la lotta alla povertà materiale, in Palestina incontrò la lotta per la libertà. 
Finito il lavoro a Gerusalemme iniziò a viaggiare per la West Bank, e si fermò a Nablus a fare lo "scudo umano" fuori dalle scuole e partecipò alle lotte contro la costruzione del muro che separava i villaggi palestinesi dalle colonie israeliane. Da allora gli israeliani lo inserirono in una "lista nera" di indesiderabili e nel 2005 quando tentò di rientrare in Palestina dalla Giordania lo arrestarono, lo picchiarono duramente e lo espulsero buttandolo giù da un mezzo militare in territorio giordano. Pochi mesi dopo venne ancora arrestato, imprigionato, malmenato, ferito ed espulso, dopo aver cercato di andare in Palestina (dove era stato ufficialmente invitato per un ciclo di conferenze) atterrando all'aeroporto di Tel Aviv. 
Dopo quella dura esperienza, per due anni Vittorio non cercò più di tornare, andò in Congo come osservatore dell'ONU per le elezioni, poi in Libano a lavorare in un campo profughi, ma nel 2008 progettò insieme ad altri di arrivare a Gaza via mare e ci riuscì. La sua nave, la prima a rompere il blocco delle motovedette israeliane, venne accolta da migliaia di persone festanti. Si stabilì a Gaza e con altri volontari iniziò ad accompagnare i pescatori e i contadini sul loro luogo di lavoro, ancora a fare lo "scudo umano" per proteggerli dalle pallottole israeliane. In mare venne ancora una volta ferito dall'attacco di una motovedetta alla barca da pesca sulla quale si trovava, imprigionato ed espulso, ma se credevano di fermarlo si sbagliavano. 
Pochi mesi dopo riuscì a tornare a Gaza via mare. La guerra scatenata da Israele nel dicembre del 2008, nota come "Operazione piombo fuso" venne da lui raccontata, unico cronista occidentale rimasto sul posto, sul suo blog, e le sue cronache, i filmati e le immagini, vennero ripresi da tutti i media internazionali.
"Quando tornò a casa nell'autunno del 2009 mi accorsi che Vittorio era molto cambiato. Quella guerra lo aveva segnato profondamente - ha scritto nel libro sua madre -. I suoi sonni erano agitati da incubi terribili popolati dagli orrori che aveva vissuto. Ciò che lo salvò dal dolore insopportabile che gli macerava l'anima fu la possibilità di andare in giro per l'Italia a raccontare quello che aveva visto con i suoi occhi. Nel dicembre 2009 decise di tornare a Gaza entrando dall'Egitto. Rimase al Rafah, vicino al confine fino a quando non gli consentirono di passare nella Striscia nel marzo 2010. Da allora non l'ho più rivisto. Oggi riposa a Bulciago. Nella religione ebraica mettere sassi su una tomba ha un senso particolare di legame e memoria. Sulla sua tomba c'è un cumulo di piccole pietre. Non so chi ha cominciato a deporle, a me piace pensare che sia l'omaggio a un giusto che non deve essere dimenticato". 

Il viaggio di Vittorio

di Egidia Beretta Arrigoni
Delai editore - 185 pag. 15 euro

martedì, aprile 30, 2013

Social and Music Party: rimandato al 2 giugno causa pioggia

Gli organizzatori dell'evento Social and Music Party in programma domani 1° maggio al Parco Toti ci informano che a causa delle cattive previsioni meteo l'evento al quale partecipa anche il Circolo Culturale Restare Umani è stato spostato al 2 giugno.


giovedì, aprile 25, 2013

"Storie di viaggi": Il sogno di un viaggio e Il tempo

di Angela Delle Cave



IL SOGNO DI UN VIAGGIO

Con il passar degli anni, non si
fa altro che viaggiare, con la mente,
con la fantasia , con il pensier.
Chissà se un doman qualche bel
viaggio potrò far.
La mia malattia è un viaggio senza
ritorno, ma per la mia guarigione spero
tanto di poter far quel viaggio che tanto
ho sognato.
Ma se riuscirò,
il viaggio farò, e so,
che guarito ritornerò.

IL  TEMPO

Ascolto in silenzio
il rumore del tempo che passa.
Non si può portarlo indietro
e nemmeno fermarlo,
bisogna stare al passo
con lui,
non si deve perderlo,
non si deve sprecarlo,
perché indietro non torna più.
Il mattino , si dice
ha l'oro in bocca,
consumalo bene il tuo tempo,
perché, tic,tac,tic,tac,..
passa in fretta.

martedì, aprile 23, 2013

Restare Umani: tre eventi nel mese di maggio

E in diffusione la newsletter del Circolo Culturale Restare Umani. Da segnalare una modifica all'evento in programma relativo alla visita del Parco di Villa Dugnani che per motivi organizzativi slitta da domenica 5 a domenica 12 maggio.


sabato, aprile 20, 2013

"Storie di viaggi": Viaggio


di Pierino Favrin

VIAGGIO

Strada lunga strada
Strada del mondo
Par che vada tutta intorno
Piena piena fino in fondo
Delle cose del mondo e
Me car amis parent e cunuscent
Mi ve ringrasi de ves chi inscì present
A fam un po’ de festa pe i me an
A stam visin anca per cunsulam
Perché a l’è un bel dì ch’in minga tanti
Pecà ch’in tuc dedrè minga davanti
Tuc i me an che urmai me sun magnà
Che se ghe pensi me vegn de caragnà
Allora torno alla mia prima età
E mi rivedo piccol birichino
Innocente e sereno
Alla materna sopra un lungo treno
La superiora dice vai coraggio
E da l’inizio al mio terreno viaggio
Un viaggio non di luoghi
 Ma di sentimenti
Di gioie e avvenimenti
Di studi e apprendimenti
Di lenti accrescimenti
Di affetti ricevuti
E di affetti dovuti
Poi lungo il mio percorso
La donna del destino
Salita è sul mio treno
quella che a me vicino
È stata la cometa
Guida amorosa
 verso la nostra meta.
Poi in breve successione
Una benedizione
Due gioiosi bambini
Un dono del mio Dio
Gli eredi del mio io.
Poi intenso lavorare
E un gran darmi da fare
Per lasciare una traccia
Del mio breve passare
In questa breve vita
Che pur di me
Si avesse a poter dire
Scusate l’ardire
Quel che il poeta scrisse:
a egregie cose l’urne
dei forti l’animo accende,
ma ciò non mi è concesso
che mi è negato eccelso l’intelletto.
Così mi accontenta l’affetto
per quelli cui in futuro
Sarò l’ avo
Finchè dura il ricordo
Di queste poche carte
Così Povere d’arte.
E alla fine del viaggio,
Non temo la signora
Dalla mantella nera
Nera come la notte
La misteriosa morte
ma ho gran curiosità
Di quello che m’aspetta
In quello così detto l’aldilà

venerdì, aprile 12, 2013


SHUKRAN VIK






















Come non commuoversi leggendo "Il viaggio di Vittorio"?
Dietro Vittorio c'è una grande famiglia e una grande mamma.
Il libro della mamma Egidia spiega con semplicità e umiltà l'amore di Vittorio per i deboli e gli indifesi.
Vittorio è un figlio che ogni famiglia vorrebbe avere per restare vivi, solidali, umani.

sabato, aprile 06, 2013



La seconda ed ultima poesia non letta al reading


Viaggio per mari


Tra la folla
fresca mi saluti.
Sleghi gli ormeggi
e un sorriso
mi mandi sulla nave
che parte per mari
conosciuti solo alle stelle.
Lo stesso vento
che muove i tuoi capelli
gonfierà le vele
ed ad ogni marinaio
ricorderà colori d'occhi diversi.
L'acqua ad ogni orizzonte
volgerà la mente
a scrutare
dimensioni mai percorse.
Tornerò da te
se aspettarmi vorrai
e ti racconterò
che là c'eri anche tu.

sabato, marzo 23, 2013

Poesia non letta al reading


Vi propongo ora una mia poesia non letta al reading

Il viaggio della rondine

Spara il cacciatore
e mentre in alto voli
rapida la morte giunge.
Corpo cader non vuole
all'anima appeso
bloccate le rosse ali
lento al mare punta
tal che la fedele
fiera
recuperar non possa.
Ricorda il cielo
il perduto amico
al giunger suono
di libere onde
da tempo non più settime.

Nota:
Ho pensato ad una rondine nel suo "viaggio" verso climi migliori e alla sua morte in volo colpita dai pallettoni di un fucile.
L'anima pura di questo uccello ha una tale forza che mantiene le ali insanguinate aperte e  permette al volatile di giungere al mare senza che possa essere raggiunto dai cani del cacciatore.
La rondine ha per amico il cielo che l'ha sempre ospitata libera e così preferisce ricordarla anche adesso che giunge al mare.
Le onde del mare non le possono ridare la vita e la libertà come hanno fatto con Papillon.


venerdì, marzo 22, 2013

"Storie di viaggi": Il viaggio verso dove tutto è cominciato



IL VIAGGIO VERSO DOVE TUTTO È COMINCIATO
 (il viaggio verso il luogo dove sono nata)

di Paola Di Furia


Largo Ferrandina, 1 80100 Napoli. “Caserma della cavalleria secolo XVIII, già villa di Don Garcia di Toledo”. La casa dove sono nata è monumento nazionale, ma tra i due fatti non c’è nessun nesso causa-effetto.

Lì tutto è cominciato, dietro la penultima finestra a destra, ultimo piano, con tre dolori forti, nel liquido amniotico e nel sangue, sono uscita dal corpo di mia madre. Dietro l’ultima finestra a destra, ultimo piano, qualche giorno prima, ha cacciato l’ultimo respiro mio nonno che, così, non ho mai conosciuto. Da quei vetri sottili e vibranti al sole, alla pioggia e al vento, la sua anima è uscita e la mia è arrivata.

Napoli è città solare solo nel suo paravento esterno, prospiciente il grande mare e il respiro vulcanico del Vesuvio, ma la sua vera essenza è oscura e sotterranea. E’ la realtà delle strade che, anche quando qua le consideriamo larghe, sono strette e il cielo è compresso in alto sopra le vecchie case che, per guardarlo, ti viene il torcicollo.

Tornare a Napoli, per me, è calarmi nelle grotte di tufo che stanno sotto l’impiantito, lucido alla pioggia e secco all’aria, delle strade. In quel sotterraneo c’è il mio Centauro personale (chi non ha letto Caduto fuori dal tempo di David Grossman lo faccia subito, per favore!) che, mezzo uomo e mezzo cattedra, sta scrivendo la mia storia.

Sta lì, scrive e mi aspetta. Se voglio sapere come va a finire, devo avere il coraggio di avvicinarmi a lui, mettere la mia testa accanto alla sua, spaventosa, e chinarmi a leggere la riga dopo.

(8 dicembre 2012)





Letto da: Daniela Camorali

sabato, marzo 09, 2013

"Storie di viaggi": Crescere, Hai scritto ti amo sul fondo del mare e Il treno del tempo


di Dalila Festosi



CRESCERE
Ascolto silenziosa
gli echi stanchi
del mio passato
la lotta infinita
tra cuore e ragione
che lacerò
la mia anima.
Ascolto in silenzio
i resti esanimi
di parole,
di attimi,
di sogni infranti
e percorro la mia strada,
il continuo viaggio
verso me stessa.

HAI SCRITTO TI AMO SUL FONDO DEL MARE
C'era il sole caldo
quel giorno
e il mare col suo ritmo
incessante
a farmi compagnia.
Il futuro un'incognita,
i sogni una necessità.
Tu leggesti nei miei occhi
la foschia dei dubbi
così hai scritto
un pegno d'amore
in fondo al mare
regalandomi una certezza,
un posto nel mondo
dove iniziare il nostro viaggio.

IL TRENO DEL TEMPO
Ci sono giorni che non aspettano,
Corrono
Inafferrabili
Come un treno diretto.
Aspetti inutilmente di salire
Corri
Mentre il fumo
Offusca i pensieri
La paura
Fischio senza fine,
Riecheggia nel cuore
Eco di ciò che non avrai.
Speri in un altra fermata
Un treno
Fantasma del tempo che hai perduto.

martedì, marzo 05, 2013

"Storie di viaggi": Penelope


PENELOPE

di Stefania Peverati


Scende la tenebra ancora e – ancora sola, disfo la tela.
Mi muovo piano, compio gesti accorti, con gli occhi socchiusi nella penombra.
Mi sento così stanca questa notte, sebbene in apparenza non ne abbia ragione.
Non ho solcato onde tumultuose, non ho valicato aspre alture,
non ho consumato le mie suole lungo strade desolate di pietre sconosciute.
Non mi sono allontanata dal mio telaio, dalla mia stanza a picco sul mare, dalla mia finestra aperta sull’oscurità,
da cui posso ascoltare laggiù, le onde infrangersi sulla scogliera,
e in alto nel cielo ammirare la luna, rotonda come una madre benevola.
Eppure sono andata così lontano, in questo mio viaggio invisibile e lungo, lungo e lento, lento e profondo.
Profondo - quanto è profonda la mia solitudine.
A me non è occorso recarmi altrove, per sostenere grandi sfide.
A me non è occorso andare a cercare orribili creature da affrontare su isole remote,
perché ho potuto incontrarne negli abissi del mio cuore, negli antri bui della mia mente.
Non mi sono sfuggiti, né io ho potuto negarmi a loro.
Qui, tra le quattro mura di questa stanza, siamo stati soli - io e i miei mostri.
Notte dopo notte, li ho guardati diritto negli occhi, li ho affrontati a mani nude,
con movimenti precisi, puliti e ripetuti.
Mentre disfacevo la mia tela, uno a uno li ho debellati.
Uno a uno, meticolosamente, di loro mi sono liberata.
Ogni fibra che ho sciolto da questa tela è un vincolo allentato intorno al mio cuore,
ogni nodo districato è un soffio di vento che porta profumi di zagare e di mare e gonfia le vele dell’anima mia,
ed ora, in piedi sul davanzale di questa finestra spalancata, la sento – la brezza che mi sfiora la pelle,
e la vedo – quella carezza di luce laggiù all’orizzonte, è proprio in quell’immensità che voglio andare a riposare.
Mancava un ultimo nodo, un passo nel nulla soltanto –  ora sono pronta a salpare.

Corso di giornalismo: Restare Umani presenta PADERNO è


Il corso di giornalismo e scrittura giornalistica, organizzato dal Circolo Culturale Restare Umani, si è praticamente concluso con la realizzazione del periodico “PADERNO é”, un tabloid a 4 pagine ideato e scritto dalla redazione costituita dai partecipanti al corso.
Il tabloid è in fase di chiusura e contiene numerosi articoli e interviste su temi quali, l'associazionismo sportivo, la musica autoprodotta a Paderno, la creazione di nuove imprese locali, il cinema tra grande distribuzione e cineforum, storie urbane e nuove tendenze di consumo.
Quando sarà finalmente chiuso, "PADERNO è", verrà stampato in poche copie su carta e diffuso invece in centinaia di copie in formato digitale tramite la posta elettronica. Ma non si tratterà solo di un saggio di fine corso, destinato a restare numero unico. L'idea della redazione è far seguire al numero uno il numero due e via via tutti gli altri che verranno realizzati e distribuiti ogni mese. Paderno Dugnano si arricchità così di una nuova voce.
Hanno partecipato alla redazione: Beatrice Feudale, Claudia Romanò, Franco Grigioni, Ruggiero Molinari, Ilaria Cardellicchio, Lucia Genco

domenica, marzo 03, 2013

"Storie di Viaggi": L'amore infinito


L'AMORE INFINITO

di Simona Rossi (8 anni)


Tu mi guardi io ti guardo
Tu con gli occhi di smeraldo
Tu lassù
Io quaggiù.
Cosi' lontani i sentimenti si formano
Ti starei vicino come un fiore che sboccia su un ramo
E ora ho l'unico pensiero di dirti ti amo.

giovedì, febbraio 28, 2013

"Storie di viaggi": Viaggiare e Lo Spazio


di Vezio Ugo Mari


VIAGGIARE

Nello spirito dell’uomo
v’è la voglia d’avventura
di sentir un altro suono
e scoprir l’estrema dura.

C’è chi viaggia per piacere
c’è chi viaggia per lavoro
per chi vuole poi tenere
un ricordo, un ninnol d’oro.

C’è chi pensa alla scoperta
di trovare cose nuove
con la mente molto aperta
riportando delle prove.

Ma chi viaggia perché costretto
dal bisogno del lavoro
si sacrifica poveretto
per trovar il suo coro.

Poi esiste l’avventura
che nel viaggio si ritrova
di  aver anche paura
o per mettersi alla prova.

Imbarcatevi ragazzi
siate forti e coraggiosi
su, viaggiate come pazzi
per paesi favolosi.

Questo mondo vi aspetta
per scoprire altri paesi
o da soli, o con navetta
voi sarete sempre attesi.


LO SPAZIO

Nelle sere in Estate
si rimira tante stelle
cono tutte illuminate
sono grandi e belle.
C’è la stella più brillante
e la piccola lontana
una immagine eclatante
una storia molto arcana.
Ci poniamo una domanda
che sappiamo delle stelle
una incognita umana
noi vediam che sono belle.
Chi può dire con certezza
quanti mondi ha lo spazio
noi vediamo la bellezza
come fosse un Topazio.
Il mistero nello spazio
è profondo e segreto
sembra quasi un miraggio
una storia di Amleto.
La scoperta dei pianeti
sarà dunque il futuro
noi sapremo i segreti
dello spazio tanto scuro.
Tanti uomini e donne
se ne andran nella galassia
astronavi senza gomme
messaggeri di ambascia.
Con la Luna e anche Marte
noi abbiamo conoscenza
è con Giove che si parte
è il nuovo della scienza.
Nello spazio è l’imprevisto
che gli uomini affronteranno
mai nessuno ancora ha visto
i pericoli e il danno.
L’uomo ama l’avventura
anche per necessità
e la vita sarà dura
in tanta immensità.
                                               
                               

martedì, febbraio 26, 2013

"Storie di viaggi": viaggio Milano - Legnano




 VIAGGIO MILANO- LEGNANO

di Maria Antonietta Peverati

Nei primi anni del dopo guerra, fine anni quaranta, inizio anni cinquanta, era grande festa per me e mia sorella quando mamma e papà decidevano di andare a Legnano dove vivevano i parenti da parte di papà. Ciò succedeva tre o quattro volte all’anno.


Ci si alzava presto la domenica mattina perché da Viale Monza, dove abitavamo a Milano, si doveva arrivare in Corso Sempione, nei pressi dell’Arco della Pace, al capolinea del mitico tram chiamato “El gamba de legn”, percorso Milano-Legnano. 
Con il grande entusiasmo dei bambini prendevamo posto sui sedili di legno accanto ai finestrini dove, con i visi incollati ai vetri seguivamo il percorso in città e poi oltre la Gallaratese, attraverso piccoli borghi, paesini e tanta campagna coltivata che secondo le stagioni ci offriva i suoi colori, il verde tenue della primavera, l’oro delle messi d’estate e gli splendidi contrasti in autunno. La velocità ridotta ci permetteva di osservare questa parte di mondo così diversa dal nostro vivere in città. Le numerose fermate ad ogni borgo di quattro case erano un continuo saliscendi di persone, quasi sempre contadini vestiti a festa con grandi ceste e grossi fagotti, probabilmente in visita a parenti. In un periodo in cui ci si spostava in bicicletta oppure su carretti, almeno la domenica si concedevano il lusso di viaggiare più comodi.
Dopo circa due ore di viaggio scendevamo a Legnano, altri venti minuti a piedi ed eccoci arrivati dalla zia Marietta, la sorella maggiore di papà, la zia ricca dicevamo perché aveva una grande casa con un bellissimo giardino. La zia era piccola e grassottella, severa e benestante ma molto avara, solo quando arrivava papà, il fratello prediletto, allentava i cordoni della borsa e ci offriva un lauto banchetto, apparecchiato nell’antica sala da pranzo, aperta solo per le occasioni speciali. Il primo ad accoglierci era Silvio(nome abbastanza insolito per quei tempi), un cagnolino che fungeva da guardiano che abbaiava e ringhiava ferocemente finché non veniva slegato, dopo di ché era tutto un correre e saltarci addosso festoso. Assomigliava tantissimo alla zia, praticamente una palla di lardo, ma più simpatico ed affettuoso con noi bambine, era il nostro giocattolo della giornata.
Lo zio Amerigo, su di un lato del giardino aveva un bel laboratorio di falegnameria e a volte ci faceva trovare un giocattolo di legno.
A pranzo terminato mentre gli adulti, allegri dopo aver bevuto qualche bicchiere in più se la raccontavano, noi scorrazzavamo per il giardino in assoluta libertà, seguiti da Silvio, il cagnolino. Gli alberi da frutto, secondo le stagioni, erano un dolce invito e spesso salivamo tra i rami meno alti a coglierne i frutti. Sul limitare del giardino, in fondo e quasi abbandonato, c’era un piccolo bosco, umido e ombroso e qui era il nostro mondo fantastico, dove tra rami di noccioli gli uccellini cantavano indisturbati, la luce filtrava tra le foglie ed era tutto avvolto in un alito di mistero che ci trasformava in fate e folletti, finché il richiamo dei genitori ci riportava alla realtà.
Il viaggio di ritorno era quasi un’incognita perché poco dopo essere saliti sul tram che ci riportava a Milano, con il buio e lo sferragliare delle rotaie, ci addormentavamo stanche ma felici della nostra bella giornata trascorsa nientemeno che a Legnano.